Intervento del Ministro all’Università di Pisa

Il Ministro all’inaugurazione dell’Anno Accademico

Signor Presidente. Magnifico Rettore. Autorità. Colleghe, Colleghi. Studentesse, Studenti. Gentili ospiti.

Questa cerimonia cade a ridosso di alcuni eventi di segno opposto per la nostra comunità scientifica. Da un lato il riconoscimento della qualità della ricerca con il premio Nobel per la Fisica a Giorgio Parisi e la recente pubblicazione delle Linee Guida per l’attuazione del PNRR, dall’altro episodi legati ai concorsi, che fanno, a prescindere dalla fondatezza o meno, molto rumore e danno.

Occorre fare chiarezza: la comunità scientifica è una comunità sana. Ha anticorpi a sufficienza per reagire e autoregolarsi, ma deve misurarsi, fra le altre cose, con una realtà che fatica a trovare il giusto equilibrio fra tradizione e innovazione, e definire cosa caratterizzi il merito in maniera obiettiva, rendendo prossima allo zero l’ineludibile discrezionalità della scelta.

È un tema, questo, da affrontare, tenendo altresì conto come siano state attribuite alle Università molte più funzioni rispetto alla originaria.
Funzioni e attività rubricate nel macro-contenitore terza missione dove si spazia dalla valorizzazione dei risultati della ricerca alla creazione di sinergie virtuose con i territori, fino alla comunicazione scientifica.

La terza missione, qualificante e necessaria, ha di fatto riconosciuto e conferito alle università compiti aggiuntivi, in taluni casi sostitutivi di altre istituzioni, pubbliche o private: basti pensare agli interventi di riconversione e qualificazione urbana, ai servizi per gli studenti o alla capacità di attrarre insediamenti produttivi e creare occupazione.

Questa trasformazione non è stata accompagnata da un adeguato cambio normativo, gestionale e comportamentale. In alcuni casi ha contribuito addirittura a polarizzare la contrapposizione fra ricerca finalizzata e ricerca libera. Una contrapposizione che non tiene conto che la vera differenza è nella qualità della ricerca che quando è valida, troverà, prima o poi, un punto di ricaduta, indipendentemente dalla natura del finanziamento. È urgente e necessario che le università ritornino a essere frequentate e vissute. Non si tratta solo di riaprire le sedi, ma di avviare un nuovo corso consapevoli di alcuni forti segnali: la discussione della norma sul preruolo, gli impegni governativi sulla ricerca e sull’alta formazione, l’avvio dei primi bandi, di cui sono state anticipate le linee guida.

Siamo a un cambio di passo frutto di una visione qualitativa e non quantitativa delle università sollecitate a rafforzare le forme di collaborazione in funzione di obiettivi legati al futuro del Paese coincidenti con il superamento dei divari territoriali, di genere e di generazione.
Occorre, perciò, che le università sappiano dare risposte forti, in termini di proposta, gestione, organizzazione e tenuta.

Sono le sfide dell’interazione fra saperi, del superamento dei confini disciplinari, della mobilità dei ricercatori, della qualità del reclutamento, dell’attenzione al territorio, della valorizzazione delle persone. Su questo il Governo ha avviato un piano sistematico fatto di riforme e di immissione di risorse ordinarie e comunitarie, molte delle quali finalizzate al rafforzamento del diritto allo studio, sempre più immaginato come welfare studentesco, un insieme di azioni integrate di cui la no tax area è solo una tra le misure, non l’unica.
Perché si è consapevoli che dopo la pandemia sia necessaria una forte presenza e di un’incisiva azione di ricostruzione: anche psicologica, sociale, culturale, produttiva rivolta alle persone, alle istituzioni, al territorio. Azioni per le quali l’università può nuovamente proporsi ed essere ascensore sociale, accessibile e inclusiva, capace di prendersi cura di ogni singolo studente.
Occorre costruire una robusta alleanza fra università, ricerca e società.

Un’alleanza fondata sulla consapevolezza che le università e la ricerca sono beni comuni, patrimonio sociale da tutelare, promuovere e sostenere e che va rigenerata costantemente per evitare ogni forma di possibile degenerazione e per rafforzarne la strategicità e l’utilità per l’intera collettività.
Buon anno accademico.