Investire sulle Persone, colmare i divari, semplificare e riformare: le linee Programmatiche del Ministero dell’Università e Della Ricerca

Ecco i punti principali affrontati dal Ministro, Maria Cristina Messa, nel corso delle audizioni di fronte alla Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera e alle Commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato.

Investire sulle persone rafforzando i profili di competenza, i percorsi di carriera, supportando la mobilità e favorendo i giovani. Colmare i divari territoriali, sociali, di genere e digitali ancora oggi esistenti in Italia e tra il nostro Paese e l’Europa. Semplificare costruendo condizioni di sostenibilità degli investimenti e delle riforme che verranno adottate nel lungo termine.

Sono i tre assi centrali di cui la Ministra dell’Università e della Ricerca, Cristina Messa, ha parlato nel corso delle audizioni sulle linee programmatiche del ministero e sull’utilizzo del Recovery Fund svolte ieri in Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera e oggi di fronte alle Commissioni Istruzione e Cultura di Camera e Senato.

«Innalzare il livello di attrazione, competitività e innovazione dell’Italia elevandone il livello formativo, la capacità di fare ricerca e di trasformare i risultati conseguiti in attività di interesse economico e sociale sostenibili e duraturi nel tempo, grazie a una forte e sana interazione tra pubblico e privato, è il filo rosso che attraversa non solo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma ogni proposta di riforma del settore» ha sottolineato la Ministra. «Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il Piano è stato concepito come una “piattaforma temporanea”, con iniziative che devono essere finalizzate nel tempo indicato ma che devono essere in grado di generare un incremento di potenziale e competitività che vada oltre il limite temporale del piano stesso. Per questo il PNRR si inserisce in un’ottica di sistema che prevede l’utilizzo anche di altri strumenti di cui dispone il Ministero e che non può prescindere da alcuni progetti di riforma, poiché è inutile investire se non riformiamo ciò che non va».

Le proposte di intervento presentate dalla Ministra alle Commissioni parlamentari partono, infatti, dalla consapevolezza di alcune criticità che, da tempo, incidono sul sistema nazionale della formazione superiore e della ricerca: dalla modesta partecipazione dei giovani ai percorsi universitari (nel 20019, in Italia solo il 27,7% dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni aveva concluso un percorso di studi universitari contro una media europea del 39,4%) alla necessità di adeguare sempre di più i percorsi formativi al fabbisogno di competenze espresso dal mercato del lavoro; dai livelli di investimenti in ricerca e innovazione (nel nostro Paese all’1,4% del PIL contro una media UE del 2,1%) al numero di ricercatori (nel 2018 l’incidenza sulla popolazione attiva del numero dei ricercatori occupati nel settore privato era pari in Italia a 0,25 % a fronte di una media europea dello 0,43%); dall’insufficiente interazione tra Università, Enti di Ricerca e Industrie in grado di rappresentare una “massa critica” indispensabile, oggi, per essere parte delle dinamiche di filiera connesse con le nuove tecnologie e le frontiere della ricerca alla questione della parità di genere nel mondo scientifico. Rispetto a quest’ultimo punto, secondo i dati dell’anno accademico 2018/2019, nell’università italiana le donne hanno rappresentato il 55% degli iscritti, mentre nei corsi di laurea STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), quelli a maggior crescita occupazionale, si sono fermate al 37%.

«Rispetto alla formazione, lavoriamo per renderla, oltre che più attrattiva, equa e internazionale, sempre più funzionale alle transizioni individuate come prioritarie dalla Commissione Europea: green deal, digitale e resilienza sociale e culturale» ha spiegato la Ministra. «Per rendere la ricerca sempre più collaborativa e competitiva con le filiere dell’Europa e degli altri Paesi dell’Unione, un capitolo specifico su cui investire è il potenziamento delle infrastrutture di ricerca europee esistenti e la realizzazione di nuove aperte all’ingresso di capitale privato in forma di partenariato pubblico-privato. L’ingresso di nuovi ricercatori sarà fondamentale così come la flessibilità e la capacità di rendere più agevole la mobilità, anche temporanea».

Rispetto, infine, all’asse dell’innovazione – la terza grande area accanto a formazione e ricerca – la Ministra ha sottolineato come centrale sia riuscire ad accompagnare la conoscenza generata dalla ricerca pubblica e privata verso la creazione di nuove realtà imprenditoriali che possano crescere nel Paese. «In questo ambito abbiamo realtà come gli “ecosistemi dell’innovazione” che uniscono diversi soggetti per facilitare il passaggio dall’innovazione all’attività di impresa. Le peculiarità territoriali svolgeranno un ruolo dirimente nella selezione delle iniziative che potranno essere valorizzate, così come a livello nazionale potranno essere individuate, e di conseguenza finanziate, quelle filiere che realmente, nel lungo tempo, daranno sostenibilità alla crescita economica e sociale dell’Italia».

La Ministra ha sottolineato come centrale nella valutazione delle proposte da finanziare sarà la presenza di una chiara governance, di una reale sostenibilità a regime, della trasparenza di obiettivi e responsabilità indicati, della capacità dei soggetti coinvolti di fare sistema e presidiare filiere strategiche, oltre che di riequilibrare i divari territoriali, sociali, digitali ancora esistenti tra le diverse regioni italiane e tra l’Italia e gli altri principali Paesi europei.

«Tutte le iniziative, quindi, saranno coerenti tra loro per rispondere alle sollecitazioni che da tempo provengono dal sistema nel suo complesso: aumentare la flessibilità dei corsi di studio e dei percorsi interdisciplinari, per risponde alle emergenti esigenze di competenza. Le iniziative punteranno a superare le differenze di genere nella scelta dei corsi di studio, investendo su modalità nuove di orientamento che siano in grado di mostrare tutte le opportunità che i percorsi STEAM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica), le competenze scientifiche e umanistiche possono offrire. Lavoreremo per aumentare il numero dei giovani non solo che iniziano ma che terminano il percorso universitario, rendendo il tema del diritto allo studio sempre più centrale, lavorando per creare un sistema integrato di “benessere” per gli studenti grazie ad azioni complementari tra loro su campus, studentati, borse di studio, migliore orientamento» ha concluso la Ministra.