Risposta del ministro Bernini. "Ho letto con interesse l'articolo pubblicato ieri dal suo giornale "Riforma in ritardo. A Medicina il rebus dei test d'ingresso". Mi spiace constatare, però, come la tesi che si riporta sia del tutto inesatta. Innanzitutto, sul tema del "ritardo", perché la riforma sarà approvata la prossima settimana alla Camera in via definitiva, come peraltro viene ricordato nell'articolo. Dunque sarà legge".
di Anna Maria Bernini - Il Messaggero
Caro Direttore,
ho letto con interesse l'articolo pubblicato ieri dal suo giornale "Riforma in ritardo. A Medicina il rebus dei test d'ingresso". Mi spiace constatare, però, come la tesi che si riporta sia del tutto inesatta. Innanzitutto, sul tema del "ritardo", perché la riforma sarà approvata la prossima settimana alla Camera in via definitiva, come peraltro viene ricordato nell'articolo. Dunque sarà legge.
Per quel che riguarda il rebus è presto risolto, perché non si tratta appunto di un rebus ma del cuore stesso della riforma: il superamento del numero chiuso e l'abolizione del quiz di ingresso già dal prossimo anno accademico. Per le Università non statali il percorso è diverso e non può e non deve essere confuso con quello, ormai tracciato, delle statali. Insomma, l'Università italiana volta pagina. Gli atenei italiani non si presenteranno più con l'insopportabile dicitura "numero chiuso" ma con le porte aperte di chi ha l'ambizione di accogliere studenti e formarli per farli diventare bravi medici. Una svolta che, come detto, si somma al superamento del test d'ingresso generando una vera e propria rivoluzione. È un cambiamento radicale, che recepisce istanze e bisogni di migliaia di studenti e delle loro famiglie, dando ad essi un sistema più razionale e più opportunità.
Finalmente vengono così archiviati quei quiz d'ingresso, che negli anni hanno generato più ricorsi al Tar che vera formazione. E di conseguenza quella pletora di corsi di preparazione privati e costosi che hanno condizionato l'ingresso a Medicina sulla base del reddito e non del merito. Quel sistema, che abbiamo ereditato dai governi precedenti, ha determinato l'odioso fenomeno dell'emigrazione della formazione medica: ragazzi e ragazze che pur di seguire una vera vocazione sono stati costretti ad andare a studiare all'estero perché respinti da una domanda sull'editto dell'imperatore Corrado II il Sadico o sul volo della gazza. Proprio così: di questo tenore erano i quiz per gli aspiranti medici.
Ma come tutti i cambiamenti epocali si tratta di un passaggio delicato per il legislatore e incerto per gli studenti. Per questo già nei mesi scorsi ho attivato un tavolo al ministero dell'Università - con la partecipazione di personalità accademiche dell'area medica di assoluto rilievo, come i professori Andrea Lenzi ed Eugenio Gaudio - per studiare e mettere a punto i dettagli di una riforma che richiederà molti passaggi e interventi normativi. Lo abbiamo fatto per farci trovare pronti già dal prossimo anno accademico. Il decreto legislativo di attuazione sarà emanato in tempi strettissimi, così come gli altri decreti sugli altri aspetti tecnici. Questo Governo ha dimostrato determinazione e visione nel portare avanti una riforma attesa da anni, che altre forze politiche hanno solo annunciato. Abbiamo scelto di agire con coraggio, affrontando un cambiamento necessario per garantire un accesso alla facoltà di Medicina più equo, meritocratico e basato sulle vocazioni. ll tempo di questa riforma è arrivato, il tempo è adesso.