Intervista ad Anna Maria Bernini - «Stem e umanesimo per i professionisti del futuro» - Universita i nuovi professionisti sapranno combinare tecnologia ed etica

Dalla creazione di contenuti al modo con cui li comunichiamo. È la grande rivoluzione dell'intelligenza artificiale generativa, un detonatore straordinario dell'intelletto umano e che, in quanto tale, deve restare al servizio delle persone. L'Alta formazione italiana non si è fatta cogliere impreparata e monitora con costanza la cinetica di cambiamenti rapidissimi. L'IA è un'opportunità per incentivare nuovi approcci didattici, per migliorare la qualità della ricerca

L'Economia del Corriere della Sera

Dalla creazione di contenuti al modo con cui li comunichiamo. È la grande rivoluzione dell'intelligenza artificiale generativa, un detonatore straordinario dell'intelletto umano e che, in quanto tale, deve restare al servizio delle persone. L'Alta formazione italiana non si è fatta cogliere impreparata e monitora con costanza la cinetica di cambiamenti rapidissimi. L'IA è un'opportunità per incentivare nuovi approcci didattici, per migliorare la qualità della ricerca (il come). Il digitale aiuta gli studenti attraverso metodi di insegnamento flessibili e innovativi. Pensiamo al vantaggio delle simulazioni di laboratorio «gamificate», ad esempio, che migliorano l'apprendimento e le prestazioni di chi studia.

Ma l’IA è un vantaggio anche per personalizzare percorsi didattici, a misura di studente (il cosa), che mettano sempre al centro la corretta trasmissione del sapere e la crescita della persona. In pochi anni, l'offerta formativa italiana ha visto accreditati oltre 100 corsi universitari legati a questa nuova tecnologia e l'attivazione di cattedre in Generative AI, anche per rispondere alla richiesta del mercato del lavoro di figure professionali altamente specializzate.

Dal Data-driven Creative Director al Business Intelligence Analyst, sono tanti i lavori emergenti basati sull'applicazione dell'IA e inimmaginabili fino a pochi anni fa. Tutto questo non deve spaventare. Il mondo del lavoro sta già cambiando in termini di ottimizzazione del tempo con l'impiego dell'IA, e per alcune figure professionali che saranno «ammortizzate», altre se ne creeranno.

Come sistema dell'Alta formazione siamo alla ricerca di un equilibrio tra l'inevitabile impiego delle nuove tecnologie e le loro implicazioni sociali ed etiche. Il nostro riferimento è il saggio messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Sarebbe un grave errore immaginare che in un mondo sempre più cibernetico, robotizzato, dotato di Intelligenza artificiale, si possa fare a meno della consapevolezza umana, della capacità di discernimento, del coraggio di agire, di sentimenti come l'altruismo e la creatività e di quant'altro appartiene soltanto a un essere umano».

Il nostro obiettivo è rafforzare sempre di più le competenze Stem con la convinzione che da sole non siano sufficienti. Per governare questa rivoluzione sono necessarie anche le Scienze umane. L'antidoto più potente per dominare la macchina e mettere sempre al centro la persona è sviluppare competenze creative e soprattutto critiche. L'IA amplifica quello che noi sappiamo già. Ma, senza lasciarci suggestionare da scenari distopici, non «pensa», non «ragiona». La macchina non ha nuove idee. Rielabora le nostre.

Di qui l'importanza di esperti umanistici che continuino a coltivare il dubbio. Di fronte a una possibile tirannia dell'algoritmo, le università stanno rispondendo formando professionisti che comprendano le nuove tecnologie ma al tempo stesso abbiano anche competenze umane come quella della consapevolezza, dell'autonomia decisionale, dell'etica. È solo con un approccio interdisciplinare che veda insieme materie scientifiche e umanistiche che possiamo superare quei «bias» algoritmici rafforzando le opportunità dell'IA e mitigandone i potenziali rischi.

C'è poi un altro aspetto su cui, come Mur, e come Governo, stiamo investendo tutti i nostri sforzi. L'IA non è una tecnologia «immateriale». La dimensione su cui si sviluppa è tutt'altro che astratta. L'IA, infatti, si basa su potentissime infrastrutture materiali come, ad esempio, i data center con supercomputer dalle prestazioni eccezionali. Anche in questo caso, l'Italia non resta a guardare, anzi è protagonista.

Nella classifica dei 500 calcolatori più veloci al mondo, il nostro Paese è sul podio, con 14 supercalcolatori e due macchine nel top ten. Stiamo crescendo in questi ultimi anni più di tutti, puntiamo su AI Factory, autentiche fabbriche del supercalcolo come il Tecnopolo di Bologna che sta ricevendo risorse straordinarie per la sua capacità di tenere insieme gli interessi di stakeholder pubblici e privati, italiani e internazionali. Non mi riferisco solo ai 320 milioni con cui abbiamo finanziato il Centro nazionale del supercalcolo e quantum computing con fondi Pnrr. Ma anche dei 120 milioni con cui l'Italia ha contribuito ad ospitare «Leonardo», uno dei sei computer della rete europea EuroHPC, o i 200 milioni con cui ci siamo aggiudicati la call for interest dell'Impresa comune europea per il calcolo ad alte prestazioni.

I finanziamenti per potenziare le infrastrutture che si occupano anche di IA non si fermano. È di 94 milioni il nuovo fondo destinato agli enti di ricerca per implementare progetti strategici. È solo l'ultimo tassello, in ordine di tempo, di un investimento pubblico complessivo di 11 miliardi per potenziare le infrastrutture scientifiche del Paese. Una scelta precisa, che punta a rendere il nostro sistema sempre più competitivo e attrattivo, per far rientrare i ricercatori italiani che si sono formati all'estero e accogliere talenti da tutto il mondo.

Siamo proiettati in un futuro che è già oggi. Il 2025 è l'anno internazionale della Scienza e della tecnologia quantistica, considerata vitale per il progresso dei Paesi per le sue infinite applicazioni: dalla salute, alla sicurezza delle comunicazioni, all'energia, alla sostenibilità ambientale. Lo scorso anno ho firmato l'European Declaration on Quantum Technologies. E in meno di 24 mesi abbiamo fatto importanti passi avanti, come la definizione della Strategia nazionale. Finalmente non stiamo parlando di un ritardo che dobbiamo recuperare ma di un settore in cui primeggiamo. Puntiamo sui «giganti buoni» del calcolo anche perché saranno meno energivori dei supercalcolatori di oggi. A Napoli c'è uno dei primi calcolatori quantistici italiani, finanziato nell'ambito dello Spoke 10 «Quantum Computing» del Centro Nazionale di Ricerca in High Performance Computing. Siamo già nel futuro. E l'Italia con le sue eccellenze della ricerca farà la differenza: mille anni, in un minuto.