Intervista a Anna Maria Bernini - Bernini oggi a Lula «Sul Telescope siamo partiti bene» - «Il nostro obiettivo è uno solo: l'Et deve nascere a Sos Enattos»

Oggi Anna Maria Bemini, ministra dell'Università e della Ricerca, è attesa a Lula dove, con il governatore Solinas, visiterà la miniera di Sos Enattos, in corsa per ospitare l'Einstein Telescope. «E' un obiettivo importantissimo del governo», dice Bernini alla Nuova Sardegna.

Anna Maria Bernini: «Il nostro obiettivo è uno solo: l’Et deve nascere a Sos Enattos»

 

di Claudio Zoccheddu - Nuova Sardegna 

La ministra dell’Università e della ricerca in visita alla miniera di Lula con Solinas «Siamo partiti bene, ora lavoriamo per ottenere l’appoggio degli altri Paesi». In agenda anche la presenza all’inaugurazione dell’anno accademico a Cagliari e Sassari

Oggi sarà nell’isola per celebrare l’inaugurazione del 402esimo anno accademico dell’Università di Cagliari, domani a Sassari per quella del 461esimo dell’ateneo turritani. In mezzo, questo pomeriggio alle 16.30, Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, è attesa a Lula dove, con il governatore Solinas, visiterà la miniera di Sos Enattos, in corsa per ospitare l’Einstein telescope, l’interferometro di terza generazione che indagherà i misteri dell’universo intercettando e interpretando le onde gravitazionali.

Ministra Bernini, l’impegno del governo per l’Einstein telescope è evidente, ma come mai non è ancora stata formalizzata la candidatura ad ospitare il progetto a Lula?

«La candidatura è un percorso, non una gara. Dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione e farlo nel modo migliore possibile. Siamo partiti molto bene: possiamo vantare un testimonial d’eccezione come il premio Nobel Parisi, nel frattempo abbiamo attivato la rete diplomatica per raccogliere l’appoggio dei Paesi interessati al progetto. E dalla nostra abbiamo l’eccellenza della ricerca italiana: vantiamo una lunga tradizione nella realizzazione di infrastrutture sotterranee e siamo un paese all’avanguardia nello studio delle onde gravitazionali. Questi sono i nostri punti di forza, insieme all’area scelta, il sito di Sos Enattos che è un luogo eccezionale per le sue caratteristiche ambientali e antropiche. Il Governo da subito ha fatto di Einstein Telescope un obiettivo importantissimo».

I fisici hanno detto di essere al lavoro per capire quale sia la “forma” più adatta del telescopio. Esiste la possibilità che possa essere diviso in due strutture, una in Olanda e l’altra in Italia. Dal punto di vista politico ed economico, dividere sarebbe un rischio o un vantaggio?

«Questo è un tema a che riguarda più da vicino la comunità scientifica e i suoi complessi studi di fattibilità tecnica, di cui aspettiamo e rispettiamo gli esiti. Il nostro obiettivo è chiaro, lo abbiamo sempre detto: Einstein Telescope deve realizzarsi a Sos Enattos».

L’euroregione Mosa-Reno, che contende a Sos Enattos il domicilio dell’Einstein telescope, è un’area ad altissima densità infrastrutturale, con aeroporti, strade, università e centri di ricerca a due passi dall’area scelta per ospitare il progetto. A Lula, per il momento, non arriva nemmeno la fibra ottica.

«Le condizioni geologiche e ambientali del sito di Lula sono il nostro punto di forza, l’area ha caratteristiche uniche che i competitor non vantano. Preservare queste caratteristiche è essenziale per garantire la qualità della ricerca scientifica. Ciò detto noi non partiamo da zero. Col progetto Terabit il Mur sta intervenendo sul fronte delle connessioni per potenziare la rete dati dei centri di ricerca».

Crede che si debba investire preventivamente per colmare almeno in parte il gap che ci separa dai nostri contendenti?

«Abbiamo investito quasi 50 milioni di euro del Pnrr per avviare il percorso, in particolare con il progetto Etic dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, che ha messo insieme una rete di laboratori per sviluppare le tecnologie necessarie e per delineare gli elementi chiave della progettazione tecnica e ingegneristica. Ma le risorse sono state investire anche per realizzare lo studio di fattibilità dell’infrastruttura e per formare una nuova generazione di ingegneri e scienziati».

Il parco eolico di Gomoretta, il cui iter è ancora in via di sviluppo, e l’esplosivo ritrovato all’interno della miniera possono rappresentare un deterrente per la candidatura italiana?

«Gli studi scientifici che sta svolgendo l’Infn serviranno a capire come sviluppare al meglio l’infrastruttura. Il Governo sta facendo di Einstein Telescope una vera priorità, continuerà nei prossimi mesi a lavorare in questa direzione, e comunicherà al più presto le sue decisioni. È un’occasione che il nostro paese non può perdere».

Escludendo gli ambienti scientifici, in pochi riescono ad immaginare l’impatto che l’Einstein Telescope potrebbe avere sul Paese, soprattutto su un’area dell’isola in cui la disoccupazione, l’assenza di servizi, l’emigrazione e il conseguente spopolamento rappresentano i problemi più attuali. Quali sono le potenzialità di una struttura di questo tipo rapportate alle esigenze del territorio?

«Tantissime. Il volume d’affari stimato è di 6 miliardi di euro in nove anni, e prevediamo circa 36mila occupati solo per la costruzione dell’infrastruttura. Ci sarà bisogno di ricercatori e personale tecnico. Come è successo all’area del Cern di Ginevra, che ho avuto il piacere di visitare insieme alla direttrice Fabiola Giannotti, nasceranno tutta una serie di attività collegate e servizi. Einstein Telescope può essere “un acceleratore di particelle di crescita” per la Sardegna e per l’Italia intera».

Oggi e domani visiterà le università di Sassari e Cagliari. Come vede il futuro di due atenei che, oltre ai problemi comuni, devono affrontare anche l’isolamento dettato dalle difficoltà nei trasporti che le rendono meno appetibili su scala nazionale e internazionale?

«Sono due atenei d’eccellenza, che vantano una lunga storia e che hanno formato personalità di assoluto rilievo. Penso a due Presidenti della Repubblica, Segni e Cossiga, e penso anche al premio Nobel per la Medicina Daniel Bovet. Essere un’isola non è in sé uno svantaggio. Tuttavia, ricordo che per ridurre indubbi gap infrastrutturali nella scorsa legislatura abbiamo approvato il principio di insularità in Costituzione, con l’obiettivo di superare anche le difficoltà legate al sistema dei trasporti».

Lei ha annunciato che il numero chiuso delle facoltà di medicina potrà essere superato aggiungendo fino al 30 per cento di posti in più.

«Vogliamo allargare l’entrata a Medicina ma in maniera programmata e sostenibile. Per questo stiamo facendo un’analisi scrupolosa dei fabbisogni reali ed effettivi. I nuovi iscritti saranno medici tra sei-otto anni, dobbiamo tenere conto di quello che troveranno dopo e lavorare dunque sulle specializzazioni».

Secondo il rettore dell’Università di Sassari, sarebbe più utile se il Governo applicasse un correttivo in grado di salvaguardare una quota minima di nuovi medici che opereranno nell’isola e non faranno le valigie subito dopo la specializzazione. Cosa ne pensa?

«Mi preme sottolineare il lavoro di squadra che stiamo facendo. Tutti gli attori interessati hanno modo di esporre le proprie riflessioni e condizioni, comprese le Regioni. Una soluzione alla carenza di medici specialisti nella Regione potrebbe essere individuata nel finanziamento e aumento delle borse di specializzazione e di medicina generale, di pari passo con l’aumento del numero dei posti per i corsi di laurea e nell’adozione, da parte delle Regioni, di misure ed incentivi per le assunzioni. Ma il Ministero dell’Università si occupa della formazione dei medici e dei medici specialistici mente gli aspetti relativi alle assunzioni nel Servizio sanitario nazionale e la relativa gestione sono di competenza degli enti territoriali, Asl e Ministero della Salute».

Sempre parlando della facoltà di medicina, come interverrà per gestire il gran numero di richieste concentrato solo su alcuni corsi di specializzazione?

«Quando diciamo che l’apertura deve essere sostenibile pensiamo anche alle specializzazioni. Con il ministero della Salute stiamo cercando di capire quali saranno i fabbisogni futuri e in base a quelli lavoreremo per creare nuovi posti. Ma ci stiamo impegnando anche per far sì che le specializzazioni siano accoglienti e non respingenti, creando dei meccanismi di incentivi e disincentivi in modo tale che vengano coperte tutte. Oggi c’è una domanda eccessiva su alcune specializzazioni mentre su altre è carente, come la medicina d’urgenza».

Il 18 ottobre dello scorso anno un’aula dell’Università di Cagliari è crollata poche ore dopo aver ospitato una lezione. Sono in programma interventi di sistemazione o restauro?

«La perizia avviata dalla Procura ha illustrato le ragioni tecniche del crollo e l’inchiesta farà il suo iter per accertare eventuali responsabilità. A me preme difendere un principio: c’è bisogno di manutenzione, c’è bisogno di attenzione. Grazie al Pnrr le risorse ci sono, bisogna saperle spendere bene. Su questo dobbiamo essere tutti inflessibili».