La protesta degli studenti che piantano tende davanti alle università si allarga a mezza Italia, e il ministro dell’Istruzione Valditara accusa: «Il problema del caro affitti è grave» ma «tocca le città governate dal centrosinistra». Una critica a cui reagisce con «irritazione» la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che non condivide «la ricerca di una contrapposizione con le amministrazioni locali, ritenuta controproducente al raggiungimento di una soluzione efficace e il più possibile condivisa». E tira dritto: «La mia linea è un’altra».
Caro affitti, Bernini: «Un errore cercare polemiche con i Comuni. Sulle case per studenti scelte condivise»
di Valentina Santarpia - Corriere della Sera
La ministra dell’Università e Valditara: sbagliata la contrapposizione
La protesta degli studenti che piantano tende davanti alle università si allarga a mezza Italia, e il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara accusa: «Il problema del caro affitti è grave» ma «tocca le città governate dal centrosinistra». Una critica a cui reagisce con «irritazione» la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, che non condivide «la ricerca di una contrapposizione con le amministrazioni locali, ritenuta controproducente al raggiungimento di una soluzione efficace e il più possibile condivisa». E tira dritto: «La mia linea è un’altra».
Schlein dice che la responsabilità è del governo che ha commesso errori madornali, il ministro Valditara che il problema esiste solo nelle città di sinistra. Chi ha ragione?
«Se è un errore stanziare, appena al governo, quasi 1 miliardo per il diritto allo studio me ne assumo la totale responsabilità. Alle chiacchiere noi rispondiamo con i fatti, anche se so che è più faticoso farsi capire con i numeri che con la demagogia. Il ministro Valditara esprime legittimamente le sue opinioni, ma la mia linea rimane quella del dialogo. La mia stella polare sono gli studenti».
Secondo lei si sta strumentalizzando la protesta?
«C’è chi fa campagna elettorale con e sulle tende degli studenti, e chi risolve il problema. Questo governo, ad appena un mese dall’insediamento, ha stanziato quasi 1 miliardo di euro sul diritto allo studio: 500 milioni per le borse di studio e 400 per nuovi posti letto».
L’Udu le contesta che oggi abbiamo perso metà dei fondi Pnrr per mancata programmazione e il 70% di quelli finanziati sono destinati ai campus privati: come intende finanziare quelli pubblici e come rendere accessibili quelli privati che hanno prezzi paragonabili agli affitti di Milano?
«Non è così, anzi il Mur è un’amministrazione decisamente virtuosa. Abbiamo raggiunto prima del tempo il target Pnrr di dicembre 2022 assegnando i 7.500 posti letto previsti. Ora lavoriamo per raggiungere l’obiettivo totale dei 52.500 posti letto e per questo ho stabilito una interlocuzione fattiva con le amministrazioni locali. Con una manifestazione d’interesse individueremo gli immobili disponibili. Per soddisfare la domanda dobbiamo aumentare l’offerta, è indiscutibile. E la collaborazione con i privati, prevista dal Pnrr, è indispensabile. Assegneremo gli immobili a chi garantirà, al minor costo, il maggior numero di posti letto ai ragazzi che ne hanno diritto».
Gli studenti sostengono che non si hanno certezze sulla copertura delle borse di studio, quale sia il numero degli idonei non beneficiari e su come verranno coperti gli aumenti legati all’inflazione e all’aumento della platea di idonei. Che risposte dà a tutto questo?
«La risposta è nelle risorse stanziate. Basta andare sul sito del ministero e guardare i decreti pubblicati nel rispetto dell’obbligo di trasparenza. Le borse di studio sono state adeguate al caro vita aggiornando gli importi minimi indicizzandole all’inflazione e alzando le soglie limite Isee e Ispee».
Il test di Medicina è un altro tema caldo: quanti saranno i posti quest’anno?
«Avremo più posti nei prossimi anni, ma non apriremo a tutti. Per i prossimi sette anni abbiamo stimato un fabbisogno di 30 mila nuovi medici. Questa è la previsione del gruppo di esperti al quale ho chiesto di approfondire il nodo specializzazioni mediche, su cui ci sono criticità».
Ogni anno si assiste alla fuga dei ricercatori italiani. Come li si mantiene in italia?
«Penso a Ilaria Capua, che ha scelto di rientrare in Italia. Vogliamo tanti, tantissimi altri Ilaria Capua. Il Paese investe per formare giovani menti, che è giusto vadano all’estero per nuove esperienze ma alle quali poi dobbiamo offrire ragioni per rientrare. Per farlo stiamo agendo su più fronti. Anche grazie al Pnrr possiamo contare su 5 nuovi centri nazionali per la ricerca, su sgravi fiscali per le assunzioni, su dottorati innovativi industriali. E con Tajani puntiamo a rafforzare la rete di diplomazia scientifica».
Il 21% degli universitari lascia. Cosa si può fare?
«Stiamo intanto intervenendo per potenziare l’orientamento degli studenti. La scelta dell’università è un percorso anche di consapevolezza personale».
Perché oggi il Cnsu, massimo organo di rappresentanza studentesca in italia, non è ancora stato audito?
«La prossima settimana avremo un incontro fissato da tempo. Il confronto con gli studenti per me va ben oltre le audizioni formali».