Bernini "Ateneo di Bari custode del sapere: avanti con il Pnrr, studentati e borse"
Intervista ad Anna Maria Bernini - Bernini: "UniBa va"
Bernini "Ateneo di Bari custode del sapere: avanti con il Pnrr, studentati e borse"
di Davide Carlucci - La Repubblica
Mercoledì 15 alle 10,30 al teatro Petruzzelli la cerimonia ufficiale per il centenario della fondazione dell'Ateneo barese. Un momento per i bilanci, ma anche per tracciare le linee guida per i programmi di prossima attuazione
La ministra: "Con i fondi Pnrr più studentati e borse di studio"
Anna Maria Bernini, ministra dell'Università, lei il 15 sarà a Bari per i cento anni dell'Ateneo. Nel 1925 i pugliesi studiavano a Napoli o a Roma, ora ci sono 40mila iscritti: quanto è importante, per lo sviluppo di una regione, avere un sistema accademico forte?
«È la cifra del suo stato di salute. Le università sono custodi del sapere, preparano i professionisti del domani, sono calate nel territorio. Lo respirano, lo vivono. Così ne determinano lo sviluppo, grazie anche al rapporto sempre più diretto che necessariamente devono avere con il mondo delle imprese. Non soltanto capitale umano, ma anche economico. Penso ai progetti di rigenerazione urbana che il ministero sta sostenendo con diversi atenei. Si cambia, si cresce insieme».
Gli atenei pugliesi hanno siglato euro, l'incubatore di sviluppo dell'Ict nel Mediterraneo.
«È un patto virtuoso fra atenei ed enti pubblici e privati che va alimentato. Le nuove tecnologie vanno conosciute, prima ancora che essere temute. Per questo servono nuove professionalità altamente specializzate, ma anche un approccio inclusivo, democratico e che non perda mai di vista la persona. È un patto etico, prima ancora che didattico».
Nell'ultimo bilancio il rettore Stefano Bronzini ha stanziato 550mi1a euro per le borse di studio, garantendo la gratuità al 40 per cento degli studenti. E lei rivendica di aver stanziato una cifra record: 880 milioni di euro.
«Guardi, non è una rivendicazione. Il diritto allo studio è il primo punto delle nostre attività e l'investimento nelle borse lo dimostra. Dare garanzie a studenti che altrimenti si troverebbero in difficoltà è per noi una priorità. Con il rettore Bronzini ci siamo confrontati più volte anche sul tema dei finanziamenti. Ho condiviso con lui la mia idea di università, che è tanto più libera quanto più è attrattiva, internazionale e foriera di opportunità».
A quanto ammontano gli stanziamenti in Puglia per le borse di studio? Riuscirete a coprire tutti gli idonei?
«È un impegno che vogliamo mantenere. Abbiamo in totale circa 150 milioni di euro a disposizione. Non ci sono soltanto i 22,5 milioni del Pnrr, ma anche gli oltre 45 milioni del ministero. A questo si aggiungono altri fondi. Compresi quelli della Regione, che ha la competenza esclusiva in materia di diritto allo studio. È una cifra record che certamente coprirà tutti gli idonei».
L' Università di Bari però è stata costretta a tagliare 15 milioni rispetto al 2023 perla riduzione del Fondo ä finanziamento ordinario. Un brutto segnale per il Sud, dicono le associazioni studentesche.
«In realtà il Fondo di finanziamento ordinario del 2025 aumenta. Ma il dibattito sulle risorse all'Università non può entrare nella logica sindacale meramente rivendicativa. Il tema, che ho illustrato ai rettori in maniera chiara, è che l'Ffo così com'è non funziona. Ho proposto di cambiarlo, insieme. La mia idea è che vada reso più flessibile, con meno vincoli. Il dossier ora è in mano alla presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni, che ho nominato relatrice della commissione incaricata di modificare anche l'Ffo».
L' Università di Bari è riuscita ad avviare molti progetti Pnrr. Ritenete che oggi la priorità sia spendere queste risorse?
«Non vanno soltanto spese, vanno investite bene. Le università sono state inondate di risorse con il Pnrr. È un fatto irripetibile, ora i rettori devono dimostrare cosa sono stati capaci di fare. È un appuntamento con la storia, vietato sbagliare. I migliori progetti di ricerca andranno avanti, il 2026 è alle porte. Per questo in legge di bilancio ho voluto investire 300 milioni per garantire continuità alle iniziative più valide».
Sugli studentati c'è stato un braccio di ferro tra lei e l'attuale vicepresidente dell'Unione europea, Raffaele Fitto. Ora sono salvi?
«Il ministero non si è mai occupato di studentati. Eppure in soli due anni abbiamo dato uno svolta accelerando i progetti. Il Pnrr è una sfida enorme e con Fitto, come con la Commissione europea, ci siamo sempre confrontati e supportati. Ho chiesto agli atenei, ai Comuni, alle Regioni di partecipare al bando da 1,2 miliardi. Siamo riusciti anche ad ampliare la platea degli immobili candidabili, includendo quelli confiscati alla criminalità. Ora è importante che la Commissione ammorbidisca alcuni vincoli. I 60mila posti letto non sono una vittoria del Mur, sono una vittoria di tutti».
Quanti studentati sono previsti in Puglia?
«Sono previsti 13 interventi. Penso alla riqualificazione dell'ex caserma Magrone, al completamento di una struttura residenziale a Casamassima e al recupero di una parte dell'ex ospedale militare Bonomo. Ma anche al restauro e alla riqualificazione dell'ex caserma Cimarrusti a Lecce. E al restauro di Palazzo Frisini a Taranto. È la storia che non si perde. È l'arte di dare nuova vita a cose che credevamo perdute per sempre. Gli studentati oggi sono anche questo: la bellezza di una città che sa rinnovarsi mantenendo le proprie radici».
I sindacati sono in allarme per la riforma del preruolo. Lei ha rimarcato come questo progetto ha l'obiettivo di superare il precariato che riguarda i ricercatori. E disponibile a modificare il testo o è blindato?
«È una riforma che va molto oltre il pre ruolo e risponde a una precisa richiesta di adattamento agli standard internazionali avanzata da Università e centri di ricerca che hanno collaborato alla stesura del testo e manifestato apprezzamento in parlamento. Con i sindacati il confronto è costante e sono disponibilissima ad accogliere le loro valutazioni e nuove proposte. Il mio unico obiettivo è quello di superare il precariato storico che attanaglia il settore. Ho già iniziato negando la proroga degli assegni di ricerca e contribuendo a sbloccare la trattativa Aran-sindacati sul contratto di ricerca.».