Anna Maria Bernini: “Subito 4 mila posti in più ai test di Medicina, nuovi fondi per fermare il caro affitti”
La ministra dell’Università: «Agli ospedali mancano specialisti, aiuteremo gli atenei sugli ingressi extra risorse e tempi del Pnrr non permettono di costruire immobili, ma abbatteremo i costi per gli studenti»
Anna Maria Bernini: “Subito 4 mila posti in più ai test di Medicina, nuovi fondi per fermare il caro affitti”
La ministra dell’Università: «Agli ospedali mancano specialisti, aiuteremo gli atenei sugli ingressi extra risorse e tempi del Pnrr non permettono di costruire immobili, ma abbatteremo i costi per gli studenti»
di Flavia Amabile - La Stampa - Secolo XIX - Piccolo - Nuova Venezia - Mattino di Padova - Tribuna di treviso - Messaggero Veneto - Gazzetta di Mantova - Provincia Pavese
Aumenteranno del 30 per cento i posti per chi vorrà iscriversi a Medicina nel prossimo anno accademico, ci saranno incentivi per specializzazioni «accoglienti e non respingenti» e il Ministero dell’università e ricerca (Mur) garantirà che il costo degli affitti sarà inferiore a quello di mercato. Sono le promesse rivolte da Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, alle studentesse e agli studenti che fin dal suo arrivo alla guida del ministero la stanno incalzando con appelli e proteste.
In Italia mancano 30 mila medici ospedalieri, una stima che appare in diverse analisi pubblicati negli ultimi mesi. Come pensate di intervenire?
«Aprendo in maniera programmata e sostenibile l’accesso al corso di laurea di medicina. Il gruppo di lavoro che abbiamo istituito al Ministero ha operato benissimo insieme alle Regioni, al Ministero della Salute e alle Università, e ha stimato i fabbisogni futuri. Occorrono 30 mila nuovi medici da inserire nei corsi di laurea nei prossimi 7 anni. Per l’anno accademico 2023/2024, ci sarà un incremento importante, tra il 25 e 30 per cento: da 3.553 a 4.264 posti in più. Il numero definitivo verrà stabilito insieme alle Università tenendo conto delle loro capacità di assorbimento».
Le università avranno la capacità di sostenere l’aumento dei posti?
«Non caliamo decisioni dall'alto. Fin dall'inizio abbiamo avviato una proficua collaborazione con la Conferenza dei Rettori e il suo presidente, Salvatore Cuzzocrea. Il Ministero si sta adoperando per reperire i fondi chiesti dalle Università per rendere sostenibile l'aumento, a questo scopo metteremo a disposizione 23 milioni di euro».
Da anni il costo per l’accesso ai test è in aumento. Il Governo pensa di aiutare in qualche modo chi è in difficoltà o di definire un tetto di spesa?
«Ad oggi la gestione dei test è affidata a una disciplina che durerà fino alla fine dell’anno accademico 2024/2025. Sarà importante in futuro ragionare di questo con le università per trovare soluzione condivise».
Quello che impedisce ai laureandi di arrivare in corsia è soprattutto il mancato finanziamento delle borse di specializzazione. Prevedete un aumento delle risorse?
«Aprire in maniera sostenibile significa pensare anche alle specializzazioni. Con il ministro Schillaci vogliamo ottimizzare e rendere meno burocratici gli accessi, creando dei meccanismi di incentivo affinché non vi siano squilibri come sulla medicina d'urgenza. La scelta infatti non deve essere di necessità ma di vocazione. Dobbiamo tutelare la libertà di scelta degli specializzandi. Questo comporta dei costi, il Governo è determinato a sostenerli».
Gli affitti troppo cari sono stati al centro delle richieste e delle proteste delle studentesse e degli studenti fin dal suo arrivo alla guida del ministero. Avete stanziato 950 milioni di euro. Gli studenti dicono che, invece, servono almeno 3 miliardi. Una richiesta esagerata?
«Abbiamo messo quasi un miliardo di euro dopo nemmeno due mesi dalla nascita del Governo, segno che il diritto allo studio è una delle nostre priorità. E siamo solo all’inizio, faremo sicuramente di più».
Secondo gli studenti la promessa di creare più di 8 mila posti letto attraverso il Pnrr è falsa. I posti letto realmente nuovi saranno circa 3 mila, gli altri sono i soliti appartamenti dei privati. Lei ha risposto che, senza il privato, da solo il pubblico non riesce a garantire i posti necessari.
«Non siamo qui per dire bugie o per rappresentare false realtà. Il Ministero non inventa numeri. Le risorse e i tempi del Pnrr non permettono di costruire immobili. Abbiamo, quindi, creato nuovi posti vincolando i gestori ad assegnarli esclusivamente agli studenti universitari per un periodo che va da un minimo di 10 a un massimo di 25 anni. Allo stesso tempo abbiamo fatto in modo che i privati riservassero il 20 per cento dei posti al diritto allo studio. Il prossimo obiettivo sono 52.500 posti letto entro il 2026».
Si può ipotizzare un intervento sui prezzi per evitare che aumentino oltre una certa soglia?
«Con una manifestazione d’interesse individueremo gli immobili disponibili. Più aumentiamo l’offerta, più soddisfiamo la domanda e, soprattutto, abbattiamo i costi che, comunque, il Mur garantirà siano al di sotto di quelli di mercato. Un gruppo di lavoro si sta occupando specificamente di questo».
Le rappresentanze studentesche chiedono un ripensamento del sistema nazionale del diritto allo studio che scardini la retorica del merito e metta al centro il loro benessere. Da tempo le chiedono un incontro sul benessere che - dicono - lei ancora non ha concesso.
«Non è così. Ci siamo incontrati più volte e torneremo a farlo tra dieci giorni. Ho avuto anche diversi confronti con rappresentanze studentesche nei singoli Atenei. Con il Consiglio nazionale degli studenti, che ho incontrato la scorsa settimana, abbiamo deciso di lavorare su singoli temi, incluso il benessere psicologico».
E concretamente?
«Il Mur intende stanziare risorse per i presìdi psicologici che puntiamo a rendere strutturali. Abbiamo anche confermato il finanziamento di 15 milioni per progetti per l’orientamento e il tutorato. L’obiettivo è individuare le iniziative migliori che possano sostenere gli studenti non solo nella scelta ma anche lungo tutto il loro percorso formativo».
Pensa che ci sia abbastanza pluralità all’interno delle università oppure ritiene che ci siano soggetti o realtà ancora poco rappresentati?
«Io lavoro per l’inclusione e l’ascolto. È mia intenzione non trascurare nessuno».
Lucia Annunziata e Fabio Fazio sono andati via dalla Rai. Ai vertici dei Tg Rai sono stati indicate figure vicine al centrodestra. Nasce “TeleMeloni” come sostiene l’opposizione, oppure è solo il normale avvicendamento dovuto al cambio di governo?
«È un dibattito che non mi appassiona. È da quando sono nata, quindi un bel po' di anni fa, che sento parlare di occupazione della Rai a corrente alternata».
Lei è sempre stata sensibile alle tematiche dei diritti civili. Si è schierata a favore delle unioni civili e alla stepchild adoption. Fanno bene i sindaci a protestare contro il no alle trascrizioni delle nascite per garantire ai figli delle coppie omogenitoriali eguali diritti?
«Sono una liberale, convinta che la mia libertà finisca dove inizia quella altrui. E proprio da liberale dico che sono questioni da risolvere in Parlamento, con massima trasparenza e serietà. Su una materia così delicata va adottato il principio di massima cautela, ancor più perché parliamo di bambini».