Intervista a Anna Maria Bernini - Bernini: «Così a Medicina coltiviamo nuovi talenti» - Bernini: «Medicina, giusto aprire E supereremo il numero chiuso»

C' è chi parla di svolta, chi addirittura di rivoluzione. Sicuramente quella dell'accesso a Medicina era una riforma attesa da molto tempo. Si dice addio al test di ingresso subito dopo la Maturità, lasciando che sia il primo semestre a fare da filtro e stabilire chi possa andare avanti. 

di Annalisa Girardi - Messaggero Veneto

C' è chi parla di svolta, chi addirittura di rivoluzione. Sicuramente quella dell'accesso a Medicina era una riforma attesa da molto tempo. Si dice addio al test di ingresso subito dopo la Maturità, lasciando che sia il primo semestre a fare da filtro e stabilire chi possa andare avanti. «L'Università è il luogo delle opportunità, non delle barriere. Aprire significa coltivare i talenti di molti studenti che hanno l'ambizione di diventare bravi medici», commenta la ministra dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, esponente di lunga data di Forza Italia, dopo aver parlato di un vero e proprio «passo storico».

Ministra, lei ha spiegato che con l'addio al test di ingresso la selezione sarà più equa, ma in che modo? C'è chi dice che viene solo posticipata di sei mesi...

«Cambia completamente la prospettiva. Ora si dà la possibilità di fare, da subito, formazione accademica e non la preparazione di un test troppo generico e tendenzialmente inutile. Il numero chiuso ha prodotto risultati terribili. La carenza dei medici in corsia per la programmazione sbagliata degli anni scorsi. La fuga all'estero di tanti studenti che non volevano arrendersi all'esito di un test a crocette. È ora di scrivere una nuova pagina».

Cioè?

«È il momento di dire sì alla crescita, sì alle innovazioni, sì alle riforme di sistema. L'università è nata per includere e non per escludere, per dare opportunità e non per mettere delle barriere».

Cosa intende, in concreto?

«Dobbiamo togliere di mezzo i quiz e superare il numero chiuso aumentando i posti in maniera graduale e sostenibile, garantendo così una formazione di qualità. Un percorso che abbiamo iniziato anni fa, in collaborazione con le Università, e guardando anche alle esigenze del Sistema sanitario nazionale».

Il numero chiuso, in ottica futura, è in discussione toutcourt?

«L'apertura è la missione dell'Università. Ma occorrono sempre ragionevolezza ed equilibrio. E un confronto costante con le università, senza scelte improvvise o improvvisate».

Aumentando il numero dei posti rischiamo di avere il problema opposto, cioè di formare dei medici che poi non troveranno un impiego?

«Al ministero lavora una commissione che monitora costantemente i fabbisogni. Per questo non vedo questo rischio. Quella a cui siamo di fronte è una scelta sicuramente coraggiosa, perché questa volta il test lo facciamo tutti noi, lo fa l'ecosistema-Medicina».

Come risolverete il problema dell'organizzazione logistica di questo primo semestre aperto a tutti, per quanto riguarda le Aule e il personale docente?

«Stiamo vivendo un terribile inverno demografico e il numero dei laureati in Italia è storicamente basso. Preferisco risolvere il problema delle aule piene, piuttosto che vedere aule vuote. Per questo abbiamo già aumentato gli stanziamenti per i corsi in Medicina Se necessario faremo uno sforzo ulteriore. Ma a una sfida di sistema occorre una risposta di sistema».

I rettori però hanno espresso profonda preoccupazione. Temono che il sistema non regga di fronte alle moltissime candidature.

«Rinunciare al cambiamento significa arrendersi di fronte a ragazzi costretti ad andare all'estero perché respinti da un sistema che li ha giudicati sulla base di due crocette sui quiz».

Avete intenzione di intervenire anche sull'altro lato della catena, sulle specializzazioni?

«Lo stop ai test e il superamento del numero chiuso è solo un tassello di un puzzle più ampio. Stiamo già lavorando per rendere più agile l'ingresso dei giovani specializzandi nei reparti, assicurando però sempre l'eccellenza della loro formazione».

Alcuni concorsi per specialità particolari della Medicina vanno deserti. Per quello di Medicina generale a Padova, ad esempio, si sono presentati cento candidati in meno dei posti disponibili...

«Alcune specializzazioni, come la Medicina d'urgenza, hanno peculiarità specifiche che vanno valorizzate. E nostra intenzione farlo. Ignorare il tema significherebbe lasciare i pronti soccorso scoperti. Non ce lo possiamo permettere». Ultima domanda. Chi si iscriverà a Medicina, ma non passerà al secondo semestre, rischia di perdere l'anno? «Assolutamente no. Il tempo è prezioso. I crediti formativi guadagnati potranno essere investiti in altri percorsi di studio».