Intervista ad Anna Maria Bernini - "Gli atenei luogo di confronto non c'è spazio per la violenza"

Dopo il caso di Napoli, dove gli studenti dei collettivi hanno fatto saltare un incontro con il direttore di "Repubblica" Maurizio Molinari, la ministra dell'Università Anna Maria Bernini non ha esitato a parlare di «emergenza intolleranza» negli atenei. 

Intervista ad Anna Maria Bernini - "Gli atenei luogo di confronto non c'è spazio per la violenza"

di Serena Riformato - La Stampa 

"Gli atenei luogo di confronto non c'è spazio per la violenza"

La ministra dell'università: "Alle Europee FI ha uno spazio enorme. La vera eredità di Berlusconi? Una coalizione che dura da trent'anni"

Dopo il caso di Napoli, dove gli studenti dei collettivi hanno fatto saltare un incontro con il direttore di "Repubblica" Maurizio Molinari al grido di «via i sionisti dall'università», la ministra dell'Università Anna Maria Bernini non ha esitato a parlare di «emergenza intolleranza» negli atenei.

Non è il primo episodio del genere, che idea si è fatta?

«Quello che è successo è inaccettabile. Le Università sono e devono rimanere il luogo del confronto. Violenza e sopraffazione non possono trovare spazio alcuno».

Secondo il ministro Lollobrigida la «tolleranza» verso simili atteggiamenti in passato ha portato al «terrorismo», «fino al caso Moro». Cosa ne pensa?

«Non sottovalutiamo e non drammatizziamo. Per questo giovedì incontrerò i rettori con l'idea di discutere con loro, nel totale rispetto del principio di autonomia, quali siano gli strumenti migliori per proteggere questo prezioso spazio di libertà e democrazia».

La professoressa Donatella Di Cesare merita di essere allontanata dall'insegnamento per le parole sull'ex br Balzerani?

«Personalmente giudico quelle parole indecenti e diseducative, ma non spetta al ministro dare indirizzi ai provvedimenti di un'Università nei confronti di una sua professoressa. La Sapienza sta affrontando la questione con gli strumenti propri dell'autonomia universitaria e sono convinta che prenderà la decisione più corretta».

In Abruzzo, secondo l’analisi di Alessandra Ghisleri, FI si è ripresa i voti persi negli ultimi anni a favore della Lega. Cosa dice questo dato?

«La Sardegna prima e l’Abruzzo poi sono risultati molto significativi che ci dicono che Forza Italia è stata determinante per la vittoria del centrodestra. Siamo una coalizione che esiste da trent’anni. È questa la vera eredità politica di Silvio Berlusconi».

Alle Europee potete aspirare al secondo posto nella coalizione di centrodestra?

«Perché porsi dei limiti. La nostra aspirazione non guarda al podio ma all'obiettivo politico di rafforzare in Italia la grande famiglia del Ppe, il soggetto cruciale per dare all’Europa un Governo all’altezza delle sfide che la attendono. I sondaggi e i risultati locali dicono che la crescita di Forza Italia non è occasionale. Non stiamo registrando un boom, vediamo un trend in risalita».

Il sorpasso sulla Lega rischia di alterare gli equilibri della coalizione?

«Per me è sbagliato leggere le Europee come un sondaggio sulla politica nazionale. La guerra in Ucraina, il Medioriente, la necessità che l'Europa riacquisti un ruolo nel disordine globale. Questo è il tema. Abbiamo uno spazio enorme fra Pd e FdI. In più c’è l’enorme bacino degli astenuti».

Dopo la morte di Silvio Berlusconi vi davano per spacciati. E invece cos’è successo?

«Primo: l’analisi era frettolosa perché contano le storie politiche, le sedimentazioni profonde nel Paese. Il vissuto e i valori delle comunità non si cancellano con gli editoriali. Secondo: c'è stato un gruppo dirigente, guidato da Antonio Tajani, che, alla prova della maturità, ha saputo assumersi la responsabilità. La moderazione non è debolezza, non serve urlare per farsi valere, e c'è un vasto mondo tra il PD e Giorgia Meloni che chiede rappresentanza e guarda noi con sempre maggiore interesse».

Calenda e Renzi sarebbero compatibili con la coalizione di centrodestra alle prossime regionali?

«Sul piano locale siamo aperti a confrontarci con chi è attratto dalla nostra proposta moderata. Bardi e Cirio hanno governato molto bene. Spetterà a loro valutare eventuali convergenze con forze fino ad ora fuori dal perimetro del centrodestra».

Che ruolo avrà il suo ministero nel Piano Mattei?

«Università, enti di ricerca, accademie e conservatori possono giocare un ruolo centrale nell’ambito di un'iniziativa strategica del Governo. Putin è in Africa con la Wagner, noi e l’Europa dobbiamo starci con la cooperazione, lo sviluppo, la food security, la formazione. Li si gioca un pezzo rilevante del futuro di noi europei. Un'Africa destabilizzata è una minaccia per l'Europa».

L’aumento degli alloggi universitari è stato uno dei target rimandati del Pnrr. Oggi a che punto siamo?

«Abbiamo fatto molti passi in avanti. Grazie alla collaborazione con i Comuni i posti letto sono stati trovati. Ora si tratta di renderli disponibili. Anche per questo il ho chiesto un commissario ad hoc per tagliare la burocrazia e accelerare le opere. Insomma, per la prima volta c'è una politica sull'housing che significa contribuire in modo determinante a rendere effettivo il diritto allo studio. Un paese che investe sugli studenti è un Paese che sta investendo sul proprio futuro.