Intervista ad Anna Maria Bernini - «L'Università non può essere un lusso. La nuova Medicina? 30 mila posti in più»

Il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini spiega in un'intervista a Il Tempo la riforma per Medicina

di Alessio Buzzelli - Il Tempo

Dalla cooperazione con l'Ucraina fino alla riforma della facoltà di Medicina, passando per i nuovi fondi destinati all'università, sono tanti, in questo momento, i dossier sul tavolo del Ministro dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. In questa intervista ci ha parlato di tutti gli impegni, presenti e futuri, del suo dicastero.

Ministro Bernini, oggi prende il via la Ukraine Recovery Conference e domani lancerete la "Rome Declaration for science and innovation in Ukraine". Cosa prevede?

«Grazie all'impegno del ministro Tajani, l'Italia è in prima fila per un modello di collaborazione che vede impegnato sia il pubblico che il privato, e favorire accordi di formazione di alto livello per una cooperazione sempre più strategica».

Cosa possono fare le Università in questo percorso?

«Abbiamo bisogno di gettare nuovi presupposti di libertà e sviluppo in quella terra. Scienza e innovazione sono le fondamenta su cui si costruisce il futuro. Per questo domani firmerò un accordo con il ministero ucraino per rafforzare la nostra cooperazione, promuovendo progetti di ricerca congiunti, l'uso condiviso delle infrastrutture scientifiche e tecnologiche, la mobilità dei ricercatori».

La giornata di oggi rilancia il tema del riamo. C'è chi teme che i fondi perla difesa tolgano risorse all'istruzione. È così?

«Una narrazione totalmente falsa. Non c'è libertà senza sicurezza e non c'è ricerca senza libertà. Ma oggi l'interesse nazionale si gioca principalmente fuori da confini del Paese, in un mondo in fiamme, dall'Ucraina al Medio Oriente. Difendere i valori dell'Occidente significa anche tutelare scuole e università. E chi mette in discussione questo principio, fa propaganda, non politica».

Quante risorse sono previste per quest'anno alle Università?

«Quando mi sono insediata il Fondo di finanziamento ordinario, la principale voce con cui vengono distribuite risorse pubbliche agli atenei, ammontava a 8,6 miliardi. Quest'anno a 9,4. 800 milioni in più. E poi, 1,5 miliardi agli Enti di ricerca, anche in questo caso con un incremento di 10 milioni rispetto all'anno scorso. Parliamo di investimenti concreti, strutturali, non di spot elettorali. È una questione di scelte. E noi abbiamo scelto di crescere ed essere competitivi».

Uno dei suoi principali dossier è la riforma di Medicina. Anche in questo caso torna il tema risorse. Ci saranno?

«Ci sono già: 25 milioni nel 2024, 50 quest'anno. E 3 milioni al consorzio Cineca per la piattaforma digitale. Cifre mai stanziate. Perché mai prima d'ora una riforma dell'accesso a Medicina è stata considerata così strategica. Per questo Governo l'università è un diritto, non un lusso».

A proposito della riforma di Medicina, come è nata?

«Abbiamo risposto a una domanda di equità e libertà. Il vecchio sistema con il numero chiuso e test d'ingresso ha alimentato un mercato milionario di corsi privati, spinto migliaia di studenti all'estero. Abbiamo assistito persino alla compravendita online delle domande. Una giungla».

Qual è l'obiettivo della riforma?

«Bisognava cambiare strada e lo abbiamo fatto. A settembre niente test a crocette, accesso libero al semestre aperto e soprattutto studio vero dentro gli atenei. Non più selezione, ma formazione. Una riforma democratica e meritocratica che elimina una barriera d'ingresso. Il talento non va fermato ai blocchi di partenza, ma coltivato dentro le Università».

Come inciderà sul numero dei medici?

«E’ un percorso parallelo. Quando questo Governo si è insediato, gli accessi erano 14.700. Abbiamo previsto un aumento di 30mila posti in 7 anni, arrivando a 2lmila l'anno. Ma per il 2025 ho chiesto un ulteriore allargamento di 3.000 posti. A conti fatti, quest'anno ci saranno 24mila ingressi. A una risposta concreta alla carenza di camici bianchi e alle insostenibili liste d'attesa. Non possiamo occuparci dei malati se prima non formiamo bene e specializziamo nuovi professionisti in grado anche di essere al passo con le nuove tecnologie».

La Lega ha proposto un Pdl sulla propaganda islamica nelle scuole. Cosa ne pensa?

«Scuole e università sono luoghi di conoscenza, non di propaganda. Spazi di libertà, non palcoscenici o arene per scontri ideologici. La libertà di pensiero e di critica non può essere scambiata per libertà di proselitismo, di qualsiasi colore o matrice. Scuole e Università sono e devono rimanere templi di laicità. Si alla conoscenza, allo scambio dei saperi e delle culture».