«Non sono state manifestazioni di protesta. Ma attacchi ai limiti dell'eversione, violenti, ingiustificabili»: la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è sempre più motivata nel giorno delle proteste degli studenti, che hanno raffigurato il suo volto coperto di mani insanguinate
di Valentina Santarpia - Corriere della Sera
«In piazza attacchi al limite dell'eversione Serve massima severità da parte di tutti»
Bernini: all'opposizione si fa di tutta l'erba un fascio
L'università Nella legge di Bilancio nessun taglio. Sugli studentati i soldi ci sono, aspetto sindaci e atenei
Schlein e Landini In un clima d'odio, non aiutano le parole di chi evoca la rivolta sociale o l'olio di ricino
«Non sono state manifestazioni di protesta. Ma attacchi ai limiti dell'eversione, violenti, ingiustificabili»: la ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini è sempre più motivata nel giorno delle proteste degli studenti, che hanno raffigurato il suo volto coperto di mani insanguinate e il suo nome associato a un pupazzo a forma di asino. E insiste: «A Torino le forze dell'ordine sono state aggredite con un ordigno rudimentale. Questa non è protesta. La protesta, anche se radicale, è sempre legittima in un contesto di rispetto delle regole democratiche. Qui siamo in presenza di reati di fronte a cui serve la massima severità da parte di tutti. Né il governo né la sottoscritta si fanno intimidire».
Il Viminale ha deciso di aumentarle la scorta. Ma secondo lei c'è davvero il clima d'odio di cui parla la Lega?
«Il clima di odio è nei fatti e, nell'opposizione al governo, si sta giocando a fare di tutta l'erba un fascio: estremismo ideologizzato che si traveste da movimento studentesco, finto pacifismo che si nutre di odio antisionista e di spirito antioccidentale. In questo contesto non aiutano a stemperare il clima le parole di chi evoca la rivolta sociale o l'olio di ricino. A Elly Schlein e Maurizio Landini vorrei dire che la migliore tradizione della sinistra italiana sta nella difesa della democrazia. E che la democrazia è una cornice che tutti dobbiamo preservare».
Ma i temi posti dagli studenti sono importanti: primo tra tutti la scarsità di risorse, motivo di contrasto anche con la Crui. Nella legge di Bilancio come sarà considerata l'università?
«Nessun taglio. Dal 2025 il Fondo di finanziamento salirà sopra i livelli record del 2023. E prestiamo un'attenzione particolare per alcuni luoghi del bisogno, come gli stipendi dei medici specializzandi. Ci sarà un incremento dell'importo per tutti e un ulteriore aumento del 5o per cento per specializzazioni come rianimazione, medicina d'emergenza-urgenza, genetica, malattie infettive. E sulla ricerca mettiamo 300 milioni in due anni per garantire ai migliori progetti Pnrr di guardare oltre il 2026».
Il diritto allo studio è un altro argomento che scotta. Il progetto per l'housing universitario sembra lontano dall'obiettivo Pnrr dei 60 mila posti in 3 anni.
«Il bando è aperto. Abbiamo 13 mila posti letto già finanziabili. I soldi ci sono, oltre 1,2 miliardi, ma università, sindaci, Comuni devono supportarci. Rinnovo il mio appello perché questa straordinaria operazione di housing sociale veda tutti loro coinvolti. Serve un sussulto di partecipazione da parte di tutti».
Servono risposte urgenti, dicono gli studenti: su posti letto, caro affitti, trasporti, mense. Ci sono?
«Gli 880 milioni per le borse di studio sono una risposta. I 140 euro di contributo per l'affitto agli studenti più bisognosi, a prescindere dal rendimento universitario, sono una risposta. Sono una risposta gli ulteriori 190 milioni con cui finanziamo la legge 338 per le residenze universitarie. Come lo sono i 35 milioni del Fondo ordinario destinati al sostegno del benessere psicologico al quale aggiungiamo i 20 milioni del fondo Pro-ben per il benessere psicofisico».
Anche l'accesso libero all'università è un tema: quando entrerà in vigore la riforma per Medicina? Si potrebbero «aprire» altre facoltà?
«A fine novembre al Senato approderà il disegno di legge delega. La cornice è tracciata e stiamo già lavorando ai contenuti. Questa è un'altra riforma che risponde a chi chiede un'università aperta e inclusiva. Stop test d'ingresso. E soprattutto basta soluzioni "one shot" che ci costringono paradossalmente ad assumere medici stranieri. Formiamo medici italiani in Italia. Che vogliamo trattenere e tutelare».
Alla vigilia del voto regionale, le tensioni possono influenzare l'elettorato?
«Se si parlasse di alluvione, come ha fatto Forza Italia, non si alimenterebbe la disaffezione. Sono molto colpita da come si è comportata la sinistra in Emilia-Romagna. Lì è sempre stata attenta ai temi del governo e della buona amministrazione. Stavolta vedo una torsione ideologica, tra evocazione di camicie nere e olio di ricino. Un tradimento verso quella Regione produttiva che chiede proposte e non un remake degli Anni '70».