Intervista ad Anna Maria Bernini - Bernini: "Avanti su Medicina ecco le modifiche"

La ministra dell'Università spiega le novità sull'accesso alla facoltà che entreranno in vigore dall'anno prossimo

di Viola Giannoli - La Repubblica

Tre mesi di lezioni, test slittati, domande più in linea con la preparazione E i voti delle tre materie filtro non influiranno sulla media per la laurea

Ho dato dei poveri comunisti a quelli che mi contestavano, ma citavo Berlusconi: nessuno ha il diritto di levare la parola a un altro

 La ministra dell'Università spiega le novità sull'accesso alla facoltà che entreranno in vigore dall'anno prossimo

La riforma dell'accesso a Medicina è stata una rivoluzione copernicana e, come tutte le riforme alla prima applicazione, non è la verità rivelata: è un percorso che può essere migliorato ascoltando gli studenti, i docenti, i rettori». Nonostante gli inciampi, le correzioni di rotta e le critiche, la ministra dell'Università, Anna Maria Bernini, in un'intervista nella redazione di Repubblica, difende la sua riforma, snocciolando i dati: «Indietro non si torna», dice. E annuncia «correttivi»: «Risolveremo le criticità, nel dialogo con gli studenti».

Ministra, ci sono state contestazioni, minacce di ricorsi, servirà un decreto per aggiustare la graduatoria e correttivi dal prossimo anno. Non crede che qualche errore sia stato fatto?

«La riforma è perfettibile ma ha sancito una necessaria discontinuità con un sistema inaccettabile perché chiuso, ingiusto e classista. Che selezionava e non formava. Nella lotteria dei quiz ci si giocava la vita e proliferava il business dei corsi privati. Ora abbiamo messo in campo un modello aperto, inclusivo e democratico. E scomodo per alcuni».

Scomoda per chi?

«Per chi era abituato a lucrare sulla pelle delle famiglie con corsi di preparazione costosissimi e test a pagamento a fondo perduto, per chi andava ad acchiappare i respinti dai quiz e li portava a studiare all'estero. Noi abbiamo iniziato a formare, aumentato i posti, e diminuito i costi, prevedendo 250 euro d'iscrizione che vengono poi scalati dalle tasse e fornendo gratis il materiale di studio e le piattaforme per esercitarsi».

Nessun "fallimento", come dicono le opposizioni?

«No, anzitutto perché il principio alla base della riforma è l'opposto di un fallimento. Abbiamo trasformato i candidati dei test che venivano ghigliottinati e restavano fuori dagli atenei, invisibili, abbandonati a loro stessi, in studenti delle università italiane, già in formazione, con un bagaglio di esami e crediti. Ovvero: dall'esclusione all'opportunità, eliminando lo scandalo dei quiz con domande lunari pure sulla gazza ladra».

Sui risultati degli appelli, ammetterà che ci sono stati dei problemi.

«I due appelli ci dicono che ci sono oltre 25mila idonei. Gli altri saranno comunque accolti dagli atenei, valorizzando questo periodo di formazione. Comprendo le preoccupazioni dei ragazzi, un po' meno le critiche a priori di chi quella preoccupazione l'ha strumentalizzata alimentando ansia e disillusione».

Dal prossimo anno arriveranno però dei correttivi.

«Come dicevo il percorso è migliorabile. E siamo all'opera. Nell'ordine: lavoreremo con le università per allungare il periodo delle lezioni e sposteremo gli appelli a dicembre; tareremo maggiormente i programmi sulle esigenze dei ragazzi; cercheremo di aumentare ancora i posti. E valuteremo il peso da dare agli esami del semestre sulla media della carriera accademica».

E Fisica? È stata ostica.

«C'è senza dubbio una riflessione da fare sulle domande. Ed è mia intenzione agire in due direzioni. Primo: renderle più attinenti al materiale di studio. Secondo: rivedere la composizione delle commissioni che le formula. Quest'anno erano tutti prof in pensione, forse è necessaria una più articolata rappresentanza del mondo accademico pescando tra docenti di ruolo ed eventualmente anche tra insegnanti di liceo».

Chi studierà i correttivi?

«Li studieremo assieme alla Crui e al Consiglio nazionale degli studenti con cui ho istituito, per favorire il dialogo, un tavolo permanente composto da 5 0 7 eletti, rappresentativi di tutte le organizzazioni».

Il 12 gennaio uscirà la graduatoria. Sarà tutta piena?

«Sì, come promesso. Entreranno tutti i ragazzi fino a esaurimento posti. Gli altri scivoleranno verso le discipline affini, ma nessuno perderà l'anno perché per gli altri si riapriranno le iscrizioni a qualsiasi facoltà. E ogni ragazzo si porterà dietro crediti e voti già maturati».

Come si recuperano i debiti formativi?

«Nessun 6 politico. Nessuna sanatoria. Ma una prova locale: ogni ateneo deciderà come farla. Noi daremo criteri omogenei sui contenuti, garantiti dal syllabus».

Gli studenti chiedevano di poter recuperare il voto migliore tra i due appelli. Sarà possibile?

«No, ma c'è una possibilità di richiamo del voto del primo appello per una ristrettissta platea. Si tratta di meno di un migliaio di studenti in graduatoria che hanno rifiutato la sufficienza in una o più prove, ma al secondo appello sono stati bocciati. In questo caso viene richiamata la precedente sufficienza a fronte di una nuova insufficienza».

Come sarà fatta la graduatoria?

«In cima ci sarà chi ha ottenuto tre sufficienze piene. Poi chi ha richiamato una sufficienza dal primo appello. Scendendo ancora chi dovrà recuperare crediti formativi. A parità di fattispecie, la graduatoria premia il voto più alto. Certo i quiz erano molto più semplici, ma si trattava di una ghigliottina e che creava un esercito di inidonei e di invisibili».

Si è pentita di aver chiamato i ragazzi dell'Udu che la contestavano ad Atreju "poveri comunisti" e "inutili"?

«Come ho provato a spiegare in questo colloquio, io sono sempre aperta al confronto. Lo pratico e non lo annuncio. Ma confrontarsi non è impedire all'altro di parlare. E, di fronte a una contestazione politica che me lo impediva, in una festa di partito, ho dato una risposta politica agli attivisti citando Berlusconi. Quanto all'inutilità, rivolta nella foga a quei ragazzi, mi riferivo al metodo: nessuna persona è inutile. E comunque, la cosa più utile ora è togliersi la casacca dell'attivismo politico e rendere più robusto insieme un percorso che forma più medici e dà maggiori opportunità agli studenti».