Intervista a Anna Maria Bernini - Bernini "Sono gli ultimi quiz Presto si entrerà con l'esame dopo un corso di sei mesi"

Bernini "Sono gli ultimi quiz Presto si entrerà con l'esame dopo un corso di sei mesi" 

Bernini: “Sono gli ultimi quiz. Presto si entrerà a Medicina con l’esame dopo un corso di sei mesi”

di Giuseppe Colombo - La Repubblica 

Intervista alla ministra dell’Università. “Il numero chiuso già non esiste più, continueremo ad aumentare gli spazi in maniera graduale”.

 

Ministro, perché ha deciso di cambiare le regole per il test di Medicina?

“È evidente che così come sono non hanno funzionato. Abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto un meccanismo che ha generato un contenzioso penalizzante sia per le università che gli studenti: i famosi Tolc, alla prova dei fatti, hanno generato confusione. Ora si cambia e puntiamo a un meccanismo più equo che premi merito e conoscenze”.

La prima prova slitterà. Perché?

“I quesiti dei prossimi test saranno ‘pescati’ da una banca dati che ho voluto fortemente aperta e pubblica, al contrario di oggi. Questo presuppone che il Cisia, responsabile dei test, aumenti il numero delle domande. Un’operazione che richiede un piccolo margine di tempo aggiuntivo. Stiamo lavorando per migliorare i Tolc, ma l’obiettivo è cambiare, superandoli”.

I legali dei ricorrenti contro gli attuali test dicono che “anche in questo caso si lascia spazio a imbrogli”. Cosa risponde?

“Abbiamo obiettivi diversi. Io punto a un sistema efficiente, che valorizzi la preparazione degli studenti e garantisca meccanismi di accesso trasparenti. Ma è solo una prima tappa: siamo già indirizzati su un percorso di riforma complessiva per l’iscrizione a Medicina”.

Come cambierà l’accesso?

“Una buona base di partenza sono i disegni di legge presentati dalla maggioranza sui quali ci confronteremo anche con l’opposizione e la Crui”.

Qual è il progetto?

“L’idea è consentire agli studenti di frequentare corsi caratterizzanti, sostenere degli esami e accedere alla facoltà in base all’esito. In questo modo affidiamo la preparazione alle università, sottraendola ai vari corsi extra-accademici. Affiancheremo le lezioni ad azioni di orientamento per supportare le scelte degli studenti”.

È il modello francese?

“Mi piace parlare di modello italiano. In Francia il ‘periodo filtro’ è molto lungo e ha generato criticità. La mia idea è un lasso di tempo molto più breve, tipo un semestre. Ma penso anche a meccanismi che consentano, a quanti non superano gli esami, di recuperare il lavoro fatto e accedere a un’altra facoltà”.

La Lega chiede l’abolizione del numero chiuso. È favorevole?

“Il numero chiuso per come lo abbiamo conosciuto ed ereditato non esiste già più. Abbiamo aumentato i posti di oltre 3mila unità quest’anno e l’incremento è stimato in 30mila nei prossimi sette anni”.

È sufficiente?

“Dal primo giorno del mio mandato, ho parlato di apertura sostenibile perché era necessario cambiare, coniugando il maggiore accesso degli studenti con la sostenibilità del sistema e della qualità della formazione. È su questa linea che continuiamo a muoverci: procederemo in maniera graduale e progressiva. Abbiamo il dovere di continuare a garantire la qualità dell’offerta formativa che un’apertura indiscriminata non assicurerebbe”.

Ma quindi l’accesso libero è giusto o sbagliato?

“Darsi l’obiettivo dell’apertura non è sbagliato, ma è appunto un obiettivo intorno al quale costruire le condizioni sistemiche, con gradualità, realismo e senso di responsabilità”.

Però c’è un problema di carenza di personale sanitario. L’accesso libero sarebbe una soluzione, non crede?

“L’accesso libero, senza potenziare gli atenei, non garantirebbe la formazione di medici qualificati. È la differenza che c’è tra una Università degna di questo nome e un laureificio dove chi si laurea non ha mai visto una corsia di ospedale o un paziente in carne ed ossa. Chi governa ha il dovere della responsabilità ed evitare allarmismi. Le previsioni ci dicono che - a causa del calo delle nascite - il fabbisogno di medici, dopo un periodo di aumento, è destinato a calare”.

La premier Meloni ha annunciato un piano di borse di studio. In cosa consisterà?

“La premier ha confermato che per questo governo il diritto allo studio è un’assoluta priorità e questo non può che raccogliere la mia soddisfazione. I numeri dimostrano il grande sforzo fatto. Lo scorso anno abbiamo superato - per la prima volta - l’odiosa fattispecie degli idonei non beneficiari. Nell’ultima manovra abbiamo fatto un ulteriore notevole sforzo, aggiungendo altri 36 milioni. Il piano andrà a integrare questo sistema. Vogliamo premiare il merito, affermando il principio che se sei bravo e capace lo Stato fa in modo che tu possa crescere e valorizzare il tuo talento”.

Che fine ha fatto il bando Pnrr per i posti letto nelle residenze?

“Il bando è pronto, lo stiamo rendendo noto alla Commissione Ue. A breve sarà pubblicato. È una sfida notevole su cui stiamo operando uno sforzo senza precedenti. Sull’housing l’Italia paga ritardi storici. Il Pnrr è solo un tassello di un progetto più ampio. Ci sono risorse nazionali e accordi con il Demanio, quindi un’attenzione finora mai verificata e che rivendichiamo”.